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Cantù, Cèsare.

Storico e letterato italiano. Insegnante presso il ginnasio di Sondrio, poi di Como e successivamente di Milano, subì un processo da parte degli Austriaci per aver manifestato i suoi sentimenti patriottici, in seguito al quale fu escluso dai pubblici impieghi e per undici mesi imprigionato. Uscito dal carcere nel 1848, si rifugiò in Piemonte per sottrarsi a un nuovo arresto. Dopo le Cinque Giornate di Milano fece ritorno nella capitale lombarda e vi fondò il periodico "La Guardia Nazionale". Appartenne alla schiera dei poligrafi e storici animati da nuovo fervore romantico per i problemi culturali e morali. La sua opera è caratterizzata da un senso di intransigente moralismo e da un certo polemico clericalismo. Tra i suo scritti hanno valore la monografia sul Monti e quella sul Parini dal titolo L'abate Parini e il suo secolo, nonché la sua Storia della letteratura greca. Interessante il saggio Sulla storia lombarda del XVII sec., scritto a mo' di commento ai Promessi Sposi con materiale messo a disposizione dal Manzoni stesso. Di utilissima consultazione per la gran quantità di materiale che contiene è la Storia universale in trentacinque volumi. In carcere il C. scrisse gran parte del romanzo storico Margherita Pusterla (1838). Tra le altre opere, citiamo: Storia della città e della diocesi di Como (1829-31), Storia di cento anni (1851), Storia degli Italiani (1854-56), Ultimi trenta anni (1879), Carlambrogio da Montevecchia (1836), Il buon fanciullo (1837), Il giovinetto (1837), Il galantuomo (1837) (Brivio, Como 1804 - Milano 1895).